domenica 18 settembre 2011

Marco Tullio Cicerone Pro Archia 1 testo latino-italiano con commento

 Si quid est in me ingenii, iudices, quod sentio quam sit exiguum, aut si qua exercitatio dicendi, in qua me non infitior mediocriter esse versatum, aut si huiusce rei atio aliqua ab optimarum artium studiis ac disciplina profecta, a qua ego nullum confiteor aetatis meae tempus abhorruisse, earum rerum omnium vel in primis hic A. Licinius fructum a me repetere prope suo iure debet. Nam quoad longissime potest mens mea respicere spatium praeteriti temporis, et pueritiae memoriam recordari ultimam, inde usque repetens hunc video mihi principem et ad suscipiendam et ad ingrediendam rationem horum studiorum exstitisse. Quod si haec vox, huius hortatu praeceptisque conformata, nonnulli aliquando saluti fuit, a quo id accepimus quo ceteris opitulari et alios servare possemus, huic profecto ipsi, quantum est situm in nobis, et opem et salutem ferre debemus.


Giudici, se è in me qualche propensione(1) - e so quanto essa sia limitata -, se ho qualche pratica nell'oratoria(2), e non nego di esservi abbastanza versato(3), se in questo campo ho un qualche metodo che devo allo studio delle migliori teorie(4), e ai loro comandi da cui neanche per un momento della mia vita(5), lo confesso(6), mi sono allontanato, il qui presente Aulo Licinio(7) ha il diritto di reclamarne il risultato più di ogni altro(8). Infatti, fino al punto in cui la mia mente può giunger volgendosi al lontano passato e ricordando le più remote memorie della fanciullezza, lo rivedo sempre  vicino a me(9), per invogliarmi e inviarmi a questa categoria di studi(10). Se questa mia arte, formata dal suo incoraggiamento e dalle sue esortazioni, è stata qualche volta di aiuto a qualcuno(11), io, per quanto sta in me, devo portare aiuto a quest'uomo, dal quale ho ricevuto i mezzi per aiutare gli altri e certe volte per salvarli.


(1) - Il discorso si apre con un articolato periodare, costituito da parallelismi che vedono alternarsi il si ipotetico per tre volte. questo si è seguito da una proposizione relativa: chiude l'intero periodo la principale. Questo costrutto è detto captatio benevolentiae ed è molto diffuso nei discorsi di Cicerone. L'ipotesi posta da Cicerone ha un valore puramente retorico. Infatti sottointende un apodosi affermativa. Cicerone aveva piena consapevolezza delle sue enormi capacità oratorie e politiche e credeva che in ogni uomo esistesse un pungulo che lo spingeva a primeggiare. (Pro Archia 29). Si riferisce a Cesare, la cui sete di potere ha trasformato la res publica in principato.

(2) - Cicerone aveva molta sperienza in campo oratorio, poichè la sua prima orazione all'interno del foro romano era avvenuta nell'81 con la Pro Quinctio, esattamente 19 anni prima del Pro Archia. Inoltre la sua fama si era consolidata grazie alle Verrine e alle Catilinarie. Da notare come l'oratore utilizza il verbo dicere, rispettandone il carattere solenne e tecnico.

(3) - Il verbo frequentativo versor esalta la costanza e il ripetersi dell'esercizio oratorio.

(4) - Cicerone ebbe una formazione molto vasta e ampia ( Guarda vita, opere e formazione di Cicerone nel blog)

(5) - E' da notare la differenza tra tempus ed aetatis. Con aetas si indica il tempo nella sua durata, mentre con tempus si indica una frazione di quest'ultimo.

(6) - Cicerone, in un solo attimo, sembra confessare con pudore la sua intensa attività letteraria. Questo ci riporta al pregiudizio romano per cui l'uomo politico non deve aderire al mondo della speculazione culturale.

(7) - Cicerone sottolinea il nome di Archia in romano e non in greco per sottolinearne la legale posizione giuridica.

(8) - Vel enfatizza il concetto dell'orazione

(9) - Cicerone utilizza in verbo video per concretizzare il ricordo e di exsto che significa propriamente "balzar fuori, distinguersi"

(10) - Qui l'oratore sottolinea la funzione che Archia ha avuto nella sua formazione giovanile

(11) - Cicerone qui si riferisce alla sua intensa attività di avvocato che aveva consolidato la sua posizione. Archia diede i mezzi a Cicerone aiutandolo a imparare la dialettica, utile per la sua attività.



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